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"LA FIGLIA DI IORIO". Nelle Grotte del Cavallone la montagna diventa fiaba

LAMA  DEI  PELIGNI 

Una gita nei meandri della Majella. Non la solita escursione lungo i tradizionali e bellissimi sentieri della montagna. Proprio dentro, nei cunicoli e nelle caverne delle Grotte del Cavallone, uno dei posti più ricchi di fascino dei monti abruzzesi, mirabilmente immortalate da Gabriele d’Annunzio, che vi ambientò la celeberrima Figlia di Jorio, e dal pittore Francesco Paolo Michetti che ispirandosi alla sala d’ingresso delle Grotte realizzò la scenografia della tragedia dannunziana. Si trovano nelle zone interne della provincia di Chieti, l’ingresso è nel territorio di Taranta Peligna, le Grotte vere e proprie sono equamenbte distribuite tra Lama dei Peligni e Taranta Peligna, tra valli e pareti rocciose, in un paesaggio incontaminato e pieno di fascino, dove è ancora possibile ammirare i camosci d’Abruzzo liberati nell’area faunistica di Lama. Su in cielo, gracchi corallini, rondini montane, falchi pellegrini. Con un po di fortuna può anche capitare di cogliere in volo l’aquila reale. Tra le rocce, le piante più caratteristiche del versante orientale della Majella. Più giù, vicino alla stazione di partenza, un ambiente floreale molto particolare con alcuni fiori che si vedono di rado, come il fiordaliso della Majella. Le Grotte hanno una storia antica. Furono scoperte nel 1666, la prima esplorazione di cui si ha riscontro venne effettuata nel 1704. Ai primi del ’900 fu costituita la Società delle Grotte del Cavallone e del Bue per la valorizzazione turistica della zona, furono realizzare rampe di accesso scavate nella roccia e scale di legno, oggi inutilizzate ma ancora visibili. Durante l’ultimo conflitto mondiale, le Grotte diventarono

 

 

rifugio delle popolazioni dei paesi circostanti. Ora ovviamente è tutto più agevole, per accedervi c’è una comoda funivia che in venti minuti porta i visitatori dalla base di partenza all’ingresso delle grotte, a quota 1549. Lì poi ci si addentra nella montagna e tra stalattiti, stalagmiti e cavità, è possibile ammirare le varie Sale alle quali sono stati abbinati i nomi di alcuni personaggi della Figlia di Jorio. Sale di straordinaria bellezza, illuminate, quasi irreali. Chi si addentra nelle Grotte, percorrerà un tragitto di circa un chilometro. Le visite sono guidate e durano circa un’ora. Un suggerimento: nelle Grotte la temperatura è di circa 10 gradi, meglio quindi munirsi di un maglioncino, oltre che di calzature idonee a muoversi sulle rocce. Le scarpe da tennis andranno benissimo. La funivia è aperta dalle 9 alle 16. Tra partenza, visita alle grotte e tragitto di ritorno, si impiegano circa due ore. Ne vale la pena. Le Grotte del Cavallone emanano un’attrazione irresistibile. Chi c’è già stato, ci torna. Chi non l’ha fatto, ha perso qualcosa. Nota importante : non si possono effettuare foto con il flash, pena l'allontanamento dalla visita guidata. Ogni gruppo è composto da una decina di persone più una guida che vi accompagnerà dall'ingresso della grotta principale per tutto il resto della lunghissima escursione. Io nella visita alle grotte sono incorso nel rimprovero della guida, nel lontano 1996, nella visita effettuata con la mia famiglia ho cercato di scattare un paio di foto, nonostante il divieto. Consiglio, non tanto per la salita, perchè si guarda sempre a monte, ma nella discesa; se si soffre di vertigini, come mamma Gina, rivolgere sempre lo sguardo nella direzione opposta di marcia.

 

Il Primo Attor Giovane. Ruggero Ruggeri nella parte di Aligi nella prima rappresentazione della ''Figlia di Iorio'' di Gabriele D'Annunzio, mandata in scena dalla Compagnia dei Giovani diretta da Virginio Talli



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