Gabriele d'Annunzio.  D'ANNUNZIO  FOTO

I Vate e le donne  - Così D’Annunzio vestiva le sue muse

 Trieste

Rivivono a Trieste, fra suggestioni e ricordi, lusso e poesia, le donne di Gabriele D'Annunzio: sono evocate in una originale mostra che, a partire da domani, le rappresenterà, nei Musei del Canal Grande di Trieste, attraverso abiti raffinati e lussuosi gioielli che il Vate creò e fece creare per le sue amanti. Donne che furono protagoniste della vita mondana dell'epoca, celebri ed ammirate come la pittrice polacca Tamara de Lempicka, la principessa tedesca Paola di Oistheim, la danzatrice Isadora Duncan, l'estrosa nobildonna Luisa Casati Stampa, ma anche quante di nobile non avevano nulla. Tutte attraversarono, a volte anche per una sola notte, l'irrequieta esistenza di Gabriele D'Annunzio, attirate dalla fama e dalla prodigalità del Vate che, nel suo piccolo regno, il Vittoriale, conduceva una vita da principe del Rinascimento. Per loro D'Annunzio creò vesti preziose e seducenti, abiti pensati per «vestire, ma non per dormire», come amava ricordare. Tutti gli abiti venivano disegnati e confezionati secondo precise istruzioni. Instancabile ricercatore di tessuti e fogge destinati a rivestire le sue compagne, le oltre 50 vesti che saranno esposte a Trieste sono testimoni di un gusto insolito per il lusso in un'epoca in cui si badava poco a ciò che si indossava nelle ore notturne. Alla fedele Aelis, solerte governante francese, era affidato il compito di preparare le ragazze prima dell'incontro, secondo un rigoroso rituale. Ci sono le splendide camicie da notte, i sottabiti in organza disegnati dalla celebre sarta milanese Biki (amica personale del poeta), con crespi di seta rosa impreziositi da pizzi e corpetti, gli chiffon di seta stampata, i taffettà di seta azzurra, oltre tuniche a rete, scialli fiorati, sandali e

 pantofole commissionati ai più rinomati calzolai dell'epoca, oggetti cesellati in argento e avorio. Accanto agli abiti ci saranno anche le foto che ritraggono le più belle e ammirate amanti del poeta: da Isadora Duncan, ad Antonia Addison, a Loie Fuller, fino a Eleonora Duse e Ida Rubistein ). Vi sarà, poi, un'ampia selezione dei gioielli e degli oggetti commissionati personalmente dal poeta al famoso gioielliere milanese Mario Buccellati, provenienti dalla “Collezione Mario Buccellati”. La mostra, che resterà aperta fino al 19 ottobre, è allestita nell'ambito dell'esposizione « D'Annunzio a Trieste, nel centenario del primo volo aereo». Anche lui si dice che prediligeva indossare un lungo camicione bianco, disegnato per i suoi incontri amorosi con le donne che sembra facessero a gara per averlo, spinte anche dal fatto che lui sapeva essere con loro molto generoso. Dicevo, lui, negli anni della sua vecchiaia, preferiva ricoprirsi con questo camicione in modo che le giovani e appassionate amanti non potessero vedere il suo corpo che via via andava deteriorandosi. Sul davanti, all'altezza dell'attrezzo dei desideri, aveva fatto mettere un anellone d'oro a 18 carati.

Cosa indossava il Vate

Sono stati indossati in cerimonie mondane, per imprese militari, eventi sportivi, vestendo il vate di impeccabile eleganza e ricercatezza. Poi, dopo aver riposato in vecchi bauli, hanno conosciuto le mani di esperti restauratori, grazie alla Soprintendenza Psae dell'Abruzzo e, da oggi, fanno bella mostra nella Casa natale di d'Annunzio nell'esposizione permanente "...l'abito che portava". Sono gli abiti e gli accessori autentici del poeta, dagli smoking alle divise militari, dai sandali a giglio disegnati nel 1919 dall'artista fiorentino Thayaht, in seguito portati da tanti giovanetti, ai paletot a tre bottoni, elementi di inconfondibile qualità e pregio sartoriale che arricchiscono il museo di nuove sale corredate da acquisizioni fotografiche, oltre a una nuova sistemazione del calco della mano e del volto del poeta, il rifacimento del letto in ferro battuto di Luisa d'Annunzio realizzato dai maestri artigiani di Fara Filiorum Petri e le coperte realizzate dal lanificio Vincenzo Merlino di Taranta Peligna. Accanto ai completi originari anche quattro abiti dannunziani interpretati dai maestri della grande sartoria pennese Brioni Roman Style, sponsor dell'iniziativa. Dunque la Brioni può fregiarsi di aver lavorato anche per d'Annunzio? «Ci siamo dilettati nei tagli che d'Annunzio richiedeva a Londra come in Abruzzo, un

 

     

 

indossatore d'eccezione in tante foto che lo ritraggono in perfetto aplomb - spiega il presidente della Fondazione ForModa e Fonticoli Lucio Marcotullio -. L'abito come mezzo di comunicazione della propria esigenza non solo di apparire ma di essere, che reclama armonie e invenzioni estetiche fiori dalle produzioni comuni, espressioni di bellezza universale senza tempo. Ancora una volta un d'Annunzio - continua Marcotullio - superbo anticipatore nel concepire una via italiana della moda maschile che superasse l'influenza inglese in cui ”solo i particolari cambiano” a favore di uno stile sempre nuovo inimitabile nella sua assoluta unicità, proprio come i nostri modelli richiesti in tutto il mondo». Dalla giacca da caccia in panno rosso di lana a forte follatura, al doppio petto blu in diagonale griffato Prandoni, al lucido cilindro di seta nera, un vero carnet dell'eleganza internazionale, il cui restauro è stato affidata al Museo storico-didattico dell'antica tappezzeria di Bologna coordinata da Calcedonio Tropea. Una paziente opera di smacchiatura e ricucitura dei tessuti deteriorati da polvere e umidità che, nelle vetrine progettate dagli architetti Carlo Serafini e Elio Rodio, ci consegna un uomo nato sotto il segno dell'alta sartoria europea.

 

 

 

Lettera di Gabriele D'Annunzio


Un prezioso ed interessante fondo documentario è stato di recente acquisito e catalogato, si tratta delle carte Bonazzi e Bongiovanni, provenienti dai Musei Civici reggiani, ai quali erano pervenute in deposito. I reggiani Luigi Bongiovanni (1866-1941) e Fernando Bonazzi (1886-1919), erano l'uno il comandante, l'altro un valoroso pilota dell'aviazione militare italiana durante il primo conflitto mondiale. Entrambi avevano stretto amicizia con Gabriele D'Annunzio, noto fra l'altro per il "Volo su Vienna" da lui fortemente voluto e poi guidato nell'agosto 1918. Il fondo Bonazzi - Bongiovanni custodisce per questo motivo, all'interno dei suoi circa 125 documenti suddivisi in dodici buste, ben ventidue lettere autografe del grande poeta, indirizzate ai suoi compagni d'armi e che, seppure in gran parte edite, rappresentano un'interessante fonte per lo studio del singolare ed intenso coinvolgimento di D'Annunzio nelle vicende belliche e per una più approfondita conoscenza del suo complesso profilo umano e letterario.

 

 

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