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Castello dell'Aquilaright

a L'Aquila

 

 

Il castello cinquecentesco

Sullo stesso sito dove era posto il fortilizio fatto edificare da re Ladislao, ne11534, fu iniziata la costruzione di quello che sarebbe divenuto un simbolo della città: un possente forte che il Perogalli considera «un autentico capolavoro d'architettura militare, tanto scoraggiante che nessuno mai lo attaccò». Il forte, erroneamente chiamato castello, fu costruito per volontà di Don Pedro di Toledo, viceré di Napoli, per reprimere gli aquilani che si erano ribellati agli Spagnoli schierandosi con i Francesi: ad reprimendam audaciam Aquilanorum, come era scritto sopra una lapide posta sulla grande porta d'ingresso della fortezza. La progettazione fu affidata a Pirro Luigi Escribà, architetto militare di Carlo V, presente a Napoli per la realizzazione di un altro capolavoro militare: Castel Sant'Elmo, i cui lavori furono iniziati il 30 maggio del 1534 e portati a compimento da Girolamo Scrivà. Di struttura quadrangolare, il castello ha quattro imponenti bastioni, sui quali un tempo erano massicci merli rafforzati con ampie feritoie per i cannoni. I bastioni, a loro volta, sono raccordati con le cortine dai doppi "orecchioni" policilindrici che rappresentano, per l'epoca, un'importante innovazione: in questo modo, infatti, le due serie di cannoniere avevano aperture doppie che permettevano un maggior fuoco di fiancheggiamento a difesa delle cortine murarie, mentre la loro posizione angolata impediva a possibili colpi di entrare nell'interno. L'opera fu edificata a spese degli abitanti, quale espiazione della rivolta iniziata nel 1529 e proseguita fino al 1567, anno in cui gli aquilani non sopportando più continuare a versare le esose tasse, chiesero agli Spagnoli di porre [me alla costruzione, che già era 

Castello de L'Aquila

costata alla città più di 400.000 scudi. Da allora, il castello fu utilizzato come alloggiamento perle truppe. A causa della loro altezza, che sovrastava le cortine e i baluardi del castello, nel 1557 furono sbassati i campanili delle chiese di Santa Maria di Paganica e Santa Maria di Assergi.Un profondo fossato circonda la fortezza, raggiungibile da un ponte a quattro arcate, originariamente in legno e su piloni in muratura, con una delle campate mobili. Sul portale lo stemma di Carlo vela data 1543. «Mole astratta, levigata, di dura geometria, forte di enormi sproni conangoli che sembrano lame, il castello, sebbene arrivato quassù tre secoli dopo la nascita della città, ne è divenuto la summa grafica, il colmo costruttivo, quasi lo stemma. Si ha !'impressione, mitica e dunque a suo modo vera, che L'Aquila si sia svolta tra castello e cattedrale, due luoghi di difficile nobiltà». Con queste parole Manganelli descrive il castello de L'Aquila, e prosegue: «Ho scritto che il castello è arrivato e veramente ha qualcosa di metallizzato, l'immagine di una macchina impietosa calata aquilescamente dallo spazio».

Restaurato dopo la seconda guerra mondiale ad opera di Umberto Chierici, al suo interno il castello ospita il Museo Nazionale d'Abruzzo, la Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per l'Abruzzo, e l'Auditorium... adesso dopo il terremoto subito nel 2009 è in attesa di restauro...

 

Il fossato del castello all'Aquila

 

Paganica

Paganica, il cui nome deriverebbe, secondo il Muratori, da un famoso tempio dedicato a Giove, lavi paganico sacrum, è un paese sorto sulle rovine di Cutina, città vestina, espugnata dal console Giunio Bruto Scevola. Riedificato dopo le distruzioni longobarde, Paganica fu uno dei castelli che concorsero alla fondazione de L'Aquila e fu in seguito conquistato da Braccio da Montone. Feudo degli Orsini fino al XVIII secolo, quando fu venduto ai Di Costanzo. Ha dato i natali a Edoardo Scarfoglio. Attualmente è una frazione del comune de L'Aquila. Interessante è la Villa Dragonetti De Torres della famiglia Barattelli

Pescomaggiore

Toponimo che deriva dalla posizione dell'abitato posto su una costa rocciosa, compare spesso nei documenti riguardanti Aragno e Filetto e nel 1204 nella bolla di Innocenzo III al vescovo di Forcona. Notevoli sono i resti dell'antico castello, che ancora nel 1915 conservava una torre demolita a seguito del catastrofico terremoto della Marsica. Dopo aver partecipato alla fondazione de L'Aquila fu assegnato dal principe d'Orange al capitano spagnolo Alonso Zunica. Successivamente divenne feudo del barone Marcantonio Molina nel 1576, della famiglia Cenci nel 1622 e, fino alla fine del feudalesimo, del marchese Cafarelli. Attualmente è una frazione del comune de L'Aquila.


 

COME ARRIVARE

In auto: autostrade A24 e A25.

Per informazioni: www.comune.laquila.it

 

 

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