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Il Castello di Galliano Aterno

a Galliano

 

 

Il castello di Gagliano Aterno


L’alta vallata dell’Aterno, proprio lungo i confini del Parco Regionale del Sirente Velino, è uno dei territori meno conosciuti e meno tracciati dai classici percorsi turistici, ma proprio per questo più ricchi di piacevoli sorprese. Un paesaggio aperto, fatto di un’ampia vallata chiusa da montagne dal dolce profilo, costellate di boschi, piccoli rivi e borghi ricchi di tesori come Gagliano Aterno.
Si raggiunge dall’Autostrada A25, casello di Pratola Peligna-Sulmona passando per Raiano e, lungo la statale 5, superando Castelvecchio Subequo. Oppure ci si arriva con un percorso più lungo ma suggestivo da L’Aquila via Molina Aterno. Man mano che ci si avvicina lo sguardo viene attratto dal grande castello che domina l’abitato. Appartenne ai marchesi Lazzeroni e si nota subito come sia diverso dai classici modelli di castello cui ci si abitua visitando l’Abruzzo. Infatti è un raro caso di fortificazione adattato a residenza. Il suo aspetto è davvero signorile grazie al bel loggiato con due file di finestre che si affaccia sul paese. Una lapide racconta che il castello fu ricostruito nel 1328 dalla contessa Isabella di Celano, ma doveva essere ben più antico a giudicare da un’altra lapide, murata nella cappella interna, che ricorda la venuta di San Francesco nel 1216. Fu distrutto nel Quattrocento da Braccio di Montone, il celebre soldato di ventura al soldo degli Aragonesi; nel 1463 passò ai Piccolomini e fu retto dai Barberini fino al 1806. La fortezza è ancora protetta all’esterno da un fossato che si oltrepassa con un ponte levatoio. La struttura è abbastanza irregolare, con tre torrioni a base circolare negli angoli settentrionale, orientale ed occidentale, e da un cosiddetto puntone, la grande torre quadrata, nell’angolo verso sud. Sul cortile interno, impreziosito da un bel pozzo in pietra, si affaccia uno scenografico scalone che porta al primo piano, un elemento architettonico abbastanza raro nella nostra regione. Se è vero che il castello, dominando il borgo, è la prima attrattiva di Gagliano, bisogna tenere presente che non è affatto l’unica. Ci sono infatti alcune chiese di 

Veduta parziale

 

 

Particolare Portale d'Ingresso

 

Veduta del Castello

 

notevole interesse, ma anche la fontana medievale fatta costruire da Isabella d’Acquaviva nel 1344, che si trova nella piazzetta proprio ai piedi della fortezza. Pochi passi la separano dalla chiesa parrocchiale di San Martino, con una suggestiva facciata rinascimentale decorata da un portale del Trecento ed un rosone del Cinquecento. Prezioso l’interno, grazie agli affreschi seicenteschi che narrano le Storie di San Martino, mentre quelli della cripta sono più antichi di un secolo. Il convento delle Clarisse di Santa Chiara, sulla piazza del Municipio, è un’altra tappa interessante. Sorse su un più antico monastero benedettino e passò alle Clarisse nel Duecento; subì poi radicali modifiche, soprattutto nel XVI e nel XVII secolo. La chiesa ha una forma curiosa, molto allungata e formata in realtà dall’unione di due sezioni separate: una prima, aperta ai fedeli e in stile barocco, una seconda, priva di finestre e detta coro delle monache. Ai lati dell’altare maggiore si vedono due grate che permettevano alle monache di clausura di assistere alle funzioni religiose senza essere osservate. La chiesa “interna” era rigorosamente riservata alla clausura e si sviluppa su due livelli; il pian terreno è abbastanza spoglio, con volte a crociera, e grazie a una grande apertura ovale riceve luce ed aria dal piano alto, al quale è collegato con una soluzione davvero originale. A fianco della chiesa si apre il chiostro, con portici sui quattro lati, che fu costruito a più riprese in epoche successive ed è dotato al centro di un bel pozzo del Seicento. Se la visita di Gagliano può essere completata da una passeggiata tra le case del centro storico e una puntata alla chiesetta quattrocentesca di San Giovanni Battista, la giornata può proseguire con una sosta alla vicina Castelvecchio Subequo. Il borgo si arrampica su di uno sperone di roccia, dove fu costruito nel medievo in una

 

 

posizione più elevata rispetto all’antica città peligna di Superaequum, di cui restano alcune tracce e una piccola catacomba. Una curiosità: l’originario nome della valle era superaequa e si trasformò in subequana quando divenne proprietà dei Conti di Celano. Infatti, in origine il termine super, ossia sopra, era riferito al fatto che la valle era più alta rispetto al riferimento di altitudine della pianura sulmonese. Passata di proprietà, i nuovi dominatori avevano come riferimento il ben più elevato altipiano della Marsica, e la valle divenne sub, ossia sotto, con il senso di più in basso. Il monumento più importante di Castelvecchio è senz’altro la chiesa di San Francesco poco fuori dal borgo antico. In una piccola cappella laterale si può ammirare lo straordinario ciclo di affreschi che racconta la Vita di San Francesco, che si vuole fosse passato da queste parti, le Storie di Cristo e le Storie di Maria. Furono dipinti tra il 1375 e il 1393 da due diversi maestri, uno usava tonalità più spente ed era influenzato dalla pittura umbra, l’altro preferiva colori vivaci e sembra vicino allo stile del Maestro di Beffi. Negli spicchi della volta della cappella, sullo sfondo di un cielo stellato, i simboli dei quattro Evangelisti osservano il visitatore.

 

 

 

Da Pescara: autostrada A25, uscita casello di Pratola Peligna-Sulmona,

passando per Raiano e, lungo la statale 5, superando Castelvecchio Subequo.

Oppure ci si arriva con un perorso più lungo ma suggestivo da L’Aquila via Molina Aterno.


 

 

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